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Nello studio dell'architettura cistercense è necessario tener presente la disposizione costante degli edifici che compongono il monastero e i concreti motivi funzionali che determinano tale disposizione.
La pianta di una abbazia cistercense si presenta articolata, secondo la Regola di San Benedetto, in un organismo complesso ed autosufficiente con una disposizione razionale e pratica degli edifici.
I principali elementi esterni che determinano la posizione dei vari ambienti di un'abbazia cistercense sono la configurazione del terreno, il clima, il corso d'acqua presso cui viene costruito il monastero e la direzione dei venti (Bernardus valles, Benedictus montes amabat/oppida Franciscus, celebres Ignatius urbes). Quando, per ragioni di topografia locale, non si poteva edificare l'abbazia sulle rive di un corso d'acqua, si costruivano canali, acquedotti e laghi artificiali. Tutti gli edifici dell'abbazia ed anche gli orti, i giardini, le vigne nelle immediate adiacenze, sono protetti da un muro di cinta chiamato "muro della clausura" che limita l'ambiente strettamente monastico da cui i monaci non debbono uscire.
Gli edifici strettamente regolari si articolano, in maniera razionale, attorno al chiostro che è come il cuore dell'abbazia. Ad oriente si eleva sempre il fabbricato dei monaci coristi, ad occidente quello dei fratelli conversi o laici, due complessi monastici adatti e riservati alle diversità di vita dei due gruppi di religiosi che collaborano al buon andamento della casa. L'edificio più importante del monastero è la chiesa, orientata, a croce latina, che occupa generalmente la parte più elevata del terreno ed è disposta nel lato nord dell'abbazia per riparare l'ambiente dai venti di tramontana e per non impedire l'espandersi della luce sugli altri edifici. È generalmente a tre navate, con abside rettangolare e transetto. Poiché le chiese cistercensi sono esclusivamente riservate ai religiosi, presentano la disposizione degli stalli per la preghiera corale nella navata centrale, e alcune abbazie sono persino prive dell'ingresso centrale sulla facciata. Il coro dei monaci è separato da quello dei conversi da una balaustra alla quale è addossato un pulpito, chiamato jube, dalla formula latina jube, domne benedicere, che il monaco cantava per chiedere la benedizione all'abate prima della lettura. Appoggiati al muro di fondo ci sono alcuni banchi per i fratelli infermi. La chiesa presenta una porta laterale situata verso la parte terminale della navata destra, chiamata porta dei coristi, che comunica con il chiostro e un'altra, sulla stessa navata ma nella prima campata, detta porta dei conversi perché mette in comunicazione la chiesa con i dormitori di questi ultimi. Nel braccio destro del transetto si apre la porta di accesso alla sacrestia e ha inizio la scala che conduce al dormitorio dei coristi; nel braccio sinistro la cosiddetta porta dei morti immette nel cimitero monastico. Sulla crociera del transetto si eleva il campanile, che, per disposizione degli Statuti Capitolari, deve essere di legno, di modeste dimensioni e con piccole campane, tali da poter essere suonate contemporaneamente da un solo monaco.
Dal chiostro si affacciano nell'aula capitolare due bifore che permettono ai conversi di seguire dall'esterno le istruzioni dell'abate nelle domeniche e negli altri giorni di festa. In fondo al lato orientale del chiostro si apre il parlatorio o auditorium formato da una elegante galleria che conduce nei giardini. Segue la scalinata che conduce al dormitorio dei coristi. Subito dopo, dal lato sud si accede al calidarium dove i monaci vanno a riscaldarsi dopo la "compieta" e dove gli amanuensi fanno sciogliere i colori per le miniature; quindi si passa poi allo scriptorium e alle altre sale di lavoro.
Il luogo si chiama anche "chiostro del mandato" perché il sabato tale lettura è preceduta dal mandatum o lavanda dei piedi fatta ai monaci dal servitore di cucina che termina la settimana e da quello che la inizia. A destra ed a sinistra della porta dei coristi vi sono due armarium, incassati nella parete, dove vengono riposti i libri. La pianta appena descritta è stata denominata dagli studiosi pianta bernardina perché ideata da San Bernardo per l'abbazia di Clairvaux. |